Diario dell'emergenza
3-4 agosto
«La distruzione di Firenze, la fine di ogni civiltà» la definì il tenente americano Frederick Hartt, responsabile per la MFAA della Toscana insieme al capitano Deane Keller e giunto a Pitti il 12 agosto: le mine che scoppiarono la notte tra il 3 e il 4 agosto provocarono la disintegrazione di tutti i ponti tranne ponte Vecchio e, dovuto proprio al risparmio di quest’ultimo, la totale perdita del tessuto urbano medievale, costituito da antichi palazzi e case torri che si trovavano lungo le vie Guicciardini, in Oltrarno, e Por Santa Maria, sulla sponda opposta del fiume.
Le esplosioni fecero sussultare tutta Firenze: non c’è memoria dell’emergenza fiorentina in cui non venga distintamente descritto, in un climax ascendente, il boato assordante e il senso di fine del mondo avvertito in quel momento .
Dettagli
Dal Diario dell'emergenza:
«Prima di andare a colazione ho sentito: la rapsodia n°2 di Liszt fatta da Cortot, l’aria di Bach e la canzone senza parole di Cajkovskij fatte da Kreisler. Quella musica era una cosa veramente stranissima: non mi pareva nemmeno più possibile che esistesse qualcosa di così bello, di così calmo, di così prettamente pacifico. Durante tutta quella notte ero in un mondo pieno di terrore e di tragedia; la mattina ero ancora sotto quell’impressione, e invece quella musica mi ha rivelato che c’era anche un altro mondo, completamente opposto e lontano da quello in cui vivevo. Era certamente magnifica quella musica; ma era anche tanto terribile il contrasto di questi due mondi che si faceva sentire così violento!»